Genesi del pandoro

Ciao,
tre giorni fa ho fatto il pandoro seguendo la ricetta trovata sul forum.
Devo dire che l’impasto è cresciuto tantissimo, il che faceva ben sperare.
Tuttavia, durante i 10 minuti a 210 gradi, le pareti interne del pandoro (quelle intorno al buco dello stampo da budino) hanno iniziato a precipitare, mentre noi, dall’altra parte del vetro, assistevamo impotenti alla catastrofe.
Mio fratello allora mi ha detto: “Mi pare che verrà fuori un pandoro azzimo. Più adatto alla Pasqua ebraica, che non al Natale”.

Per fortuna ad un certo punto il pandoro ha smesso di crollare. Devo ammettere che avevo dimenticato di mettere il pizzico di sale (credo serva per evitare che il dolce lieviti troppo e poi precipiti).

Insomma, il prodotto finale era discreto. L’odore era decisamente quello del pandoro industriale. La consistenza era un po’ più compatta, ma la lievitatura nel complesso ha tenuto.
Consideriamo questa la versione beta. La prossima volta do il compito di fare il pandoro a mio babbo. Lui, quando ci si mette, fa i dolci in maniera scientifica.

Adesso che sono a Monaco, approfitto per cercare lo stampo apposito. Non è escluso che ci sia. I tedeschi infatti sono fanatici degli attrezzi da cucina.
Probabilmente pubblicizzano lo stampo per pandoro come “l’attrezzo indispensabile per la vera massaia italiana” e con “fate il pandoro in casa, come tutte le famiglie italiane a Natale”.
Forse avrò fortuna.
Ciao
Maria Paola