Cronache ospedaliere: i casi umani

(CONTINUA DALLA SECONDA PARTE)

Sembra incredibile, ma persino in ospedale si incontrano persone interessanti.

Quando andai all’appuntamento con gli anestesisti, con me nella sala di attesa c’era un uomo. A vederlo sembrava sano. Alla domanda “Che ci fa lei qui?” rispose che un giorno in campagna era stato aggredito da uno stormo di cornacchie. Scappava coprendosi gli occhi, perché si sa che per gli occhi le cornacchie sono pericolose.
Avete presente il film Gli uccelli di Hitchcock? Uguale.
Solo che lui, non vedendoci nulla, aveva sbattuto la testa e si era rotto il naso. Pertanto doveva essere operato.

Dopo il ricovero, la mia compagna di camera ed io iniziammo ad andare insieme nella sala mensa del reparto, ma il panorama dei Brad Pitt era desolante.
C’era un ragazzo con il naso tutto incerottato e gonfio che sorbiva lemme lemme un qualcosa con il cucchiaino. Poi un tizio con l’orecchio e la testa fasciate. E infine l’uomo delle cornacchie, irriconoscibile. Aveva il naso fasciato e un occhio pesto: non si capiva se avesse un travaso di sangue dall’intervento o se avesse fatto a pugni col chirurgo.
Io invece ero così carina nel mio pigiamino rosa. E senza fasciature. Tutt’al più potevo essere lievemente deturpata dal consumo di omogeneizzati.

Per consolarci, facemmo conoscenza con una simpatica signora, che era là anche lei per le tonsille.
Ci disse: “Io avrei dovuto operarmi alle tonsille quando ero giovane! A settantadue anni ho avuto problemi, e mi hanno detto: ‘Lei è troppo anziana per l’operazione.'”
Noi: “E poi?”
Lei: “A settantatre anni ho avuto di nuovo problemi, e mi hanno detto ancora: ‘Lei è troppo anziana'”.
Noi: “E poi?”
Lei: “Adesso mi hanno messa in lista di attesa per l’operazione.”
La mia compagna di stanza le chiese: “Ma lei quanti anni ha?”
La signora: “Settantasei.”
La mia compagna: “Signora, la opereranno quando ne avrà ottanta!”

Un giorno nella camera a fianco alla nostra si palesò un altro rinoceronte. La mia compagna di stanza ed io ci facemmo due risate: bastava che chiudessimo la nostra porta e il russare non ci disturbava. La ragazza in camera con il rinoceronte invece era disperata.
La trovarono la mattina dopo in sala mensa: si era addormentata seduta al tavolaccio. Le infermiere impiegarono due ore a sbloccarle la schiena.

Io invece, nella camera con la nuova compagna mi trovavo benissimo. Mi avevano messo in un letto, sulla cui testata era pieno di immaginette di Gesù Cristo. Avranno pensato: questa è un caso disperato.
Un giorno mi guardai: al braccio sinistro avevo la flebo, al destro un ponfo enorme da un’allergia al disinfettante. E poi tutte quelle immaginette sopra la testa.
Dissi alla mia compagna: “Guardami: sembra che ho le stimmate.”
Lei mi guardò e disse: “Sembri Padre Pio!”
E meno male che doveva essere un’operazione estetica

La vita in ospedale non era così rosea come sembra. Nei corridoi si aggiravano degli individui inquietanti e pericolosi.
Ma di questo vi parlerò nella prossima puntata.

(FINE TERZA PARTE)
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4 Replies to “Cronache ospedaliere: i casi umani”

  1. Ciao,
    che dire: un racconto interessante reso tale dalla vena ironica di MP che riesce a descrivere in maniera stupenda giorni di ordinaria “noia”.
    Specialmente se vissuti in un ambiente come quello ( con tutto il rispetto possibile ) ospedaliero, dove l’aspetto umano viene, in qualche caso, trascurato.
    Ecco l’aspetto umano è una questione che desidero, nell’occasione, sottolineare.
    Ci sono organizzazioni che si occupano di salute delle persone dove la componente umana viene cinicamente trascurata.
    Una volta che i soggetti sono stati identificati come portatori di una condizione diventano solo dei numeri.
    La gestione della loro salute diventa un fatto burocratico che necessità di continue consulenze megagalattiche fornite da illustri professionisti.
    Come dire: Il potere in mano ai burocrati. Mentre si cerca di ignorare le esigenze dei singoli.
    Se non ci adegua si da fastidio ai potenti gestori della nostra salute. Questo mi infastidisce.
    Un giorno la paura bussò alla porta, il coraggio si alzò e andò ad aprire e vide che non c’era nessuno.
    Martin Luther King

  2. Ciao MLK,
    grazie per i complimenti. 🙂
    Ricordiamoci sempre delle esigenze dei singoli.
    Bella l’ultima frase sul coraggio e la paura: è il mio motto.
    Ciao
    Maria Paola

  3. …La signora: “Settantasei.”
    La mia compagna: “Signora, la opereranno quando ne avrà ottanta!”
    ..sei unica! purtroppo è proprio così come hai scritto, però mi hai fatto tanto ridere! Ti leggo sempre con immenso piacere! Ciao! 🙂
    Caribù

  4. Grazie Caribù! E grazie anche a Marany che ha messo il mio post su Twitter!
    Mi fa un sacco piacere. 🙂
    Un abbraccio,
    Maria Paola

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