Una storia vera

Carissimi,
visto che siamo in periodo di vacanze, volevo raccontarvi di un articolo che ho letto sul “Celiakien Notizien” dell’associazione tedesca.

Il titolo dell’articolo è:
SENZA PANE IN BICICLETTA VERSO L’AFRICA

Nella pagina c’è la foto di una bicicletta in un luogo desertico e poi di un tizio magro magro, pelato e occhialuto (il tipico celiaco).

La storia inizia così:
“Negli ultimi due anni le vacanze erano diventate troppo corte e siccome avevo accumulato parecchi straordinari, avevo deciso di fare un viaggio in bicicletta un po’ più lungo.”

“Non avevo un obiettivo preciso, ma soltanto una direzione: verso sud. Tuttavia non volevo prendere la via diretta attraverso l’Italia, visto che ci ero già stato più volte. Ero curioso invece di visitare nuovi Paesi.
La rotta che percorsi fu la seguente: Austria, Italia, Slovenia, Croazia, Bosnia-Erzegovina, Montenegro, Albania, Macedonia, Grecia, Turchia, Siria, Giordania ed Egitto.”

“All’inizio del viaggio dubitavo che sarei arrivato lontano. Sapevo che non avrei trovato il pane senza glutine in tutti quei posti e perciò credevo che avrei interrotto il viaggio subito dopo l’Austria.”

Il racconto continua così:

“Dopo tre giorni, il mio pane senza glutine era finito.

In Austria ho comprato il pane per l’ultima volta e ne ho mangiato l’ultima fetta in Croazia, nel quattordicesimo giorno del mio viaggio.
Dalla Carinzia sino alla Macedonia ho mangiato solo polenta e dalla Grecia in poi solo riso.”

“Il pezzo forte della mia ‘cucina’ era un termos da mezzo litro. Con una piccola resistenza elettrica a immersione facevo bollire l’acqua, poi ci mettevo il sale e la polenta o il riso.” La polenta era pronta dopo mezz’ora e il riso dopo un’ora di ammollo nell’acqua calda.
“A parte la polenta o il riso non cucinavo quasi nulla. Mangiavo quello che trovavo nei negozi: formaggio, marmellata, crema alle nocciole, olive, sardine…”

“Ero sempre alla ricerca di cibo. In genere mi regolavo leggendo gli ingredienti sulla confezione. Forse era un po’ rischioso, ma penso che ognuno debba decidere, quali compromessi è disposto ad accettare.”

“Era molto difficile fare la spesa in Macedonia e in Grecia, dove gli ingredienti spesso erano scritti solo in caratteri greci o cirillici.
Nei Paesi Arabi e in Turchia invece le etichette erano multilingue e spesso con indicazioni sulle allergie.
In Turchia avevo trovato dei biscotti senza glutine in offerta. Purtroppo non ho potuto farmi la scorta, perché tanto dopo una giornata di trasporto in bicicletta si riducono tutti in briciole.”

“Quando mangiavo fuori, cercavo di ordinare le cose più sicure possibile.
Purtroppo nelle osterie turche il riso lo mescolano con della pasta a forma di riso oppure come accompagnamento ti danno solo pane. Ero contento come una Pasqua quando una pietanza invece conteneva patate!
I tentativi di mangiare in ristoranti migliori finivano sempre in maniera frustrante. Anche se il personale parlava tedesco o inglese, nonostante lunghissime ed estenuanti spiegazioni, spesso mi portavano qualcosa che non potevo mangiare. Una volta mi hanno portato il bulgur [in pratica chicchi di grano] con della pasta. Solo il glutine puro sarebbe stato peggio!”

“Può sembrare strano, ma l’ospitalità locale a volte creava dei problemi.
Specialmente quando non riuscivo a farmi capire a sufficienza. Ad un invito a pranzo, gli ospiti si possono offendere se uno rifiuta le prelibatezze offerte senza dare una spiegazione. Quando in Turchia o nei Paesi Arabi mi offrivano un cibo potenzialmente con glutine, allora dicevo, anche se non era proprio esatto, che ero allergico al pane. Questo fatto veniva accettato subito, sempre che capissero quello che stavo dicendo. Quando alla fine del Ramadan in un paesino dell’Anatolia mi hanno offerto una specie di gnocco fritto, ho potuto rifiutare con quella motivazione. Ma se avessi rifiutato anche l’ayran [una bevanda turca a base di yogurt e acqua], che sicuramente non era fatta con latte pastorizzato e acqua di bottiglia, si sarebbero offesi molto gravemente…”

“Il mio viaggio in bicicletta è durato 97 giorni e ho percorso 6725 kilometri.
Per fortuna durante il viaggio non ho avuto particolari problemi di salute. Mi sono preso un raffreddore e una volta mi sono rovinato lo stomaco. Tuttavia non ho mai avuto sintomi da ingestione di glutine.”

“Ho imparato che il successo di un viaggio senza glutine non dipende dalle infrastrutture del paese ma dalla preparazione. Naturalmente, per vari motivi, ci sono stati giornate buone e meno buone e a volte avrei rinunciato se solo avessi trovato un’occasione favorevole per tornare a casa. Tuttavia nel complesso il viaggio è stato meraviglioso e spero presto di poterne fare un altro simile.”
(Fonte: DZG Aktuell 01/2008)

Carissimi,
la morale di questa storia sono due belle notizie:
Primo: noi celiaci possiamo andare ovunque.
Secondo: ci sono speranze per chi, con la dieta senza glutine, ha accumulato chili di troppo. A questo proposito in fondo all’articolo ci sono nome, cognome, indirizzo e e-mail del nostro intrepido ciclista. Se qualcuno è interessato, posso mandarglieli: magari si può proporgli un tandem.

A chi è in ferie: buone vacanze, ovunque voi siate.
A chi è tornato: buon rientro.
A me: buon lavoro. Ancora per qualche giorno, poi finalmente vado in ferie anche io.
Un abbraccio a tutti
Maria Paola

One Reply to “Una storia vera”

  1. Ottimo pezzo, Maria Paola!
    Ogni tanto servono queste iniezioni di ottimismo realista 😉

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