In Belgio: gli studenti, le lavandaie
e il locale più talebano del mondo

Studenti di Lovanio durante l'orario delle lezioni (Piazza del Mercato Vecchio)

Carissimi,
recentemente sono stata in viaggio di lavoro in Belgio, piú precisamente a Lovanio. La cittá ha una miriade di nomi: Leuven in olandese, Louvain in francese, Lovaina in spagnolo e Löwen in tedesco. In tedesco “Löwen” vuol dire “leoni”, anche se, a quanto pare, con questa cittá le bestie feroci non c’entrano.

Per l’albergo ancora una volta mi sono fatta traviare dalla mia collega polacca, che mi porta sempre in posti un po’ equivoci. Stavolta si trattava di un residence con monolocali, forniti di soppalco, salotto con angolo cottura e frigorifero. Non male, ho pensato: poter sistemare le proprie provviste senza glutine in frigo, senza dover fare a pugni con le varie bottigliette di bitter e acqua tonica. Purtroppo la pulizia lasciava un po’ a desiderare…

All’arrivo ho dovuto lavorare subito come una matta. C’erano troppe scadenze concomitanti, inoltre l’indomani avrei dovuto presentare una relazione davanti a pesi massimi dei servizi segreti e dovevo ancora prepararla…

A Lovanio ci sono due ristoranti senza glutine indicati dall’Associazione Celiachia Fiamminga: il De Dry Tonghen e il Kalypta. Per pranzo volevo andare al Kalypta, ma di domenica era chiuso (inoltre poi ho scoperto che apre solo la sera), per cui sono entrata al Quasimodo, vicino al municipio. Con la richiesta per il cuoco in inglese e un opuscolo dell’Associazione Fiamminga in olandese, me la sono cavata egregiamente.
Ho ordinato le famose cozze belghe e mi hanno portato una pentola che ne conteneva un chilo e mezzo! In pratica la porzione per tutta la famiglia. Solo che io ero da sola… Non so come ho fatto, ma sono riuscita a mangiare tutte le cozze (forse perché scartavo le conchiglie ;-)) e anche l’insalata e le patate arrosto di contorno. Tutto ottimo. Caruccio peró.

Un po’ appesantita sono tornata al lavoro. Per cena non avevo il tempo di uscire: mi sono comprata una paella surgelata in un negozietto (il proprietario mi ha aiutata a tradurre gli ingredienti dall’olandese) e me la sono fatta al microonde (ecco finalmente l’utilitá del monolocale).
E cosí in solitudine ho continuato a lavorare, rinunciando alla visita guidata della cittá, sino a notte tarda, tra momenti di sconforto. Sono andata a dormire alle quattro e mi dovevo alzare alle sette.

L’indomani la mia relazione é andata parecchio bene e a pranzo, rilassata, ero seduta a fianco a un collega italiano che lavora nella perfida Albione. Questo collega mi ha raccontato per filo e per segno la visita guidata alla quale non avevo potuto partecipare. Mi spiegava che l’Universitá Cattolica di Lovanio, fondata nel 1425, é tra le piú antiche d’Europa. Gli studenti erano considerati una specie di flagello, e si cercava di contenerli nella loro esuberanza.
Ad esempio, andavano matti per le lavandaie, tanto che la cittá aveva dovuto adottare dei sistemi in modo che non le incontrassero. In pratica gli studenti dovevano depositare la biancheria sporca in una stanza, poi uscivano e la stanza veniva chiusa a chiave. Da un’altra porta le lavandaie entravano guardinghe e, quatte quatte, portavano via la biancheria. Per il ritiro della roba pulita, stessa storia.
Questi studenti desideravano tantissimo le lavandaie proprio perché non le vedevano mai (ragazze, imparate!). Anzi, probabilmente non le avevano mai viste.
La fissa per le lavandaie é passata agli studenti solo molto secoli dopo, con l’arrivo delle prime studentesse. Le donne infatti sono state ammesse all’Universitá di Lovanio solo nel 1920 (pensate a quanti talenti sprecati nei secoli precedenti).
Fu creato un collegio, rigorosamente separato da quelli maschili, per le studentesse. Il problema era che tutte le sere gli studenti si piazzavano davanti al collegio a fare le serenate alle studentesse con grande disturbo per il vicinato. Come ha risolto il comune? É presto detto: ha spostato le camere delle studentesse sul retro e sul davanti ha messo le suore. Gli studenti con le suore avevano ben poche speranze e quindi le serenate sono subito finite.

Vi diró che al giorno d’oggi gli studenti si rifanno abbondantemente di queste sofferenze passate. Infatti, una sera che siamo usciti con i colleghi abbiamo trovato il centro invaso da folle di studenti, le ragazze vestite molto “in stile inglese” (ovvero microgonna etc.). I locali erano traboccanti di gente e con la musica a palla.
Era la una e mezza di notte.
Di martedí!
Abbiamo pensato: ma questi studenti non fanno nulla? Se iniziano cosí il martedi, chissá il venerdi e il sabato…
Ai ragazzi celiaci che faranno l’Erasmus a Lovanio dico: vi divertirete e mangerete. Ogni tanto peró studiate, eh! 😉

(FINE PRIMA PARTE)
Volete sapere cos’altro é successo in Belgio? E cos’é questa storia del locale piú talebano del mondo?
Allora andate a vedere ->->-> LA SECONDA PARTE.

2 Replies to “In Belgio: gli studenti, le lavandaie
e il locale più talebano del mondo”

  1. Post lungo ma molto interessante 🙂 Devo proprio provare a uscire dalla mia tana glutenfree italiana! A Louven ero stata nel 1994, e ricordo i barili di ghisa pieni di cozze! E le patatine fritte nel grasso di cavallo! E la birra … 🙁
    Chissà dove sei adesso???

  2. Ciao Marany,
    grazie per il commento. Il messaggio era davvero lungo, per cui adesso l’ho diviso in prima e seconda parte.
    Fortunatamente non ho potuto prendere le patate fritte per questioni di contaminazione, perché questo grasso di cavallo mi fa un po’ impressione…
    Per quanto riguarda la birra, un paio di persone mi hanno detto che la birra belga comune (la pils, non quella forte) la possiamo bere. Una biotecnologa celiaca dell’Universitá Cattolica di Lovanio peró mi ha scritto che il contenuto di glutine varia da bottiglia a bottiglia perché la birra é un prodotto naturale. Per cui non si puó sapere. Il mio consiglio é di non fidarvi e di continuare a bere le bibite concesse per noi. Anche in Belgio.
    Saluti
    Maria Paola

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